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FLIPT – FESTIVAL LABORATORIO INTERCULTURALE DI PRATICHE TEATRALI

Il FLIPT - Festival Laboratorio Interculturale di Pratiche Teatrali è un progetto pedagogico interculturale a carattere ricorrente, che il Teatro Potlach realizza presso la propria sede a Fara Sabina, con la direzione artistica di Pino Di Buduo. Il Festival è organizzato in collaborazione con l’I.S.T.A. (International School of Theatre Anthropology) diretta da Eugenio Barba. Si svolge di norma tra giugno e luglio di ogni anno, e ha una durata variabile che va dai quindici ai venti giorni. Nel FLIPT, paesi tra loro lontani come India, Brasile, Iran, Stati Uniti, Giappone, Cina, Messico, Indonesia, Groenlandia, Spagna, Danimarca, Polonia, Ucraina, Ungheria, Olanda, Grecia, Italia e molti altri, possono incontrarsi sotto il segno dell’arte, dello scambio culturale e del rispetto reciproco. Filo rosso della manifestazione è infatti l’interculturalità e lo scambio tecnico ed espressivo tra saperi artistici di tradizioni orientali e occidentali. Il fulcro centrale del festival è quindi la formazione rivolta a giovani di tutto il mondo, che si pratica attraverso laboratori condotti da maestri internazionali. Tra i laboratori che si sono tenuti negli ultimi anni al FLIPT: il laboratorio di canto e danza tradizionale Baul con Parvathy Baul (India); il laboratorio di danza tradizionale Kamigata-mai con Keiin Yoshimura (Giappone); il laboratorio sulla commedia dell'arte condotto da Claudio De Maglio; il laboratorio di danza e maschera balinese con I Wayan Bawa (Indonesia);  il laboratorio di Opera Tradizionale Cinese con Tian Mansha (Cina); il laboratorio di danza Bollywood con Chintan Pandya (India); il laboratorio sulla città come memoria con Kyle Gillette (Stati Uniti); il laboratorio di clown con Hernàn Genè (Argentina). Inoltre tutti gli anni Eugenio Barba e Julia Varley dell’Odin Teatret conducono una masterclass, e i maestri del Teatro Potlach conducono un laboratorio sul training fisico e vocale. Oltre ai laboratori e alle masterclass, ogni giorno si presenta almeno uno spettacolo delle compagnie o degli artisti provenienti da tutto il mondo. Inoltre al FLIPT si alternano convegni, presentazioni di libri, tavole rotonde con ospiti internazionali provenienti dall’ambito dello spettacolo: artisti, operatori teatrali, critici, giornalisti, direttori di Festival, registi, professori e ricercatori universitari. Durante la durata del Festival vengono inoltre creati numerosi spettacoli collettivi di site specific a cui prendono parte tutti i partecipanti, guidati dal regista Pino Di Buduo e dai pedagoghi del Teatro Potlach. Si tratta di un’ulteriore occasione di lavoro e scambio, nel quale i rapporti che si sono creati nelle tre settimane di convivenza si mettono in scena.

Una giornata tipo al FLIPT:

Per riassumere, gli obiettivi del Festival sono:

LINK al trailer del FLIPT

LINK al trailer sulla creazione degli spettacoli collettivi

DICONO DEL FILPT: (…) Con l’occasione di una settimana tutta dedicata a laboratori, seminari, incontri e spettacoli provenienti da ogni dove, sono finalmente andato a trovare Di Buduo a casa sua. Stupefacenti di questa casa sono due cose. Il luogo prima di tutto: in cima a una collina, accanto alla casa del sindaco, c’è la sede del Potlach. Ci si arrampica, ci si affaccia, si vede la vallata della Sabina: un panorama di per sé «meraviglioso». La seconda cosa che colpisce il visitatore è il livello di organizzazione, ovvero l’efficienza, l’ordine, addirittura il programma. È come se si fosse in un convento, c’è perfino il suono della campanella che ci riporta a un diverso momento della giornata. Ma il clima non è propriamente conventuale, è più creativo, quasi lo richiedesse la stessa disposizione dei piani e delle stanze, dislocate su livelli e angolature diverse mi sono immaginato, come fossero scavate nei fianchi della collina. (…) Franco Cordelli, Corriere della Sera, 2014

In un mondo caotico e frammentato che ci vuole sempre più nemici e diffidenti anche verso il proprio vicino di casa… (…) Ecco, in questo mondo, e proprio nella mia nazione che non si sottrae affatto a questo gioco perverso, un giorno ho incontrato una “città invisibile”… una “città del sole”: Fara Sabina. E nella città ho incontrato una grande casa accogliente: il Teatro Potlach. Una casa dunque, ma soprattutto una grande e bella famiglia con la quale abbiamo condiviso giornate di intenso lavoro artistico e “artigianale”, ma anche di semplice e puro divertimento, nella cornice del festival FLIPT 2016, che per me è stato innanzitutto un grande laboratorio di antropologia culturale. In questo contesto è stato emozionante condividere con tutti gli astanti i propri saperi e le proprie ricchezze culturali. Per dieci giorni, mi è sembrato di aver vissuto a Babele: il suono delle diverse lingue, dei canti, dei “costumi”, mi ha inebriato e mi ha fatto sentire parte di un’intera sorridente umanità. (…) Nella Fara Sabina - Città del sole, capitale delle Città invisibili, è stato proprio il duro lavoro il punto d’incontro che ha gettato dei ponti fra le diverse culture e ha infittito profondi legami. Un lavoro con un rigore “quasi” sacrale, come in un rituale collettivo e universale. E nell’affrontare i problemi formali e strutturali, all’interno dei laboratori, ognuno di noi si è dovuto mettere in discussione, mostrando le proprie fragilità e le proprie potenzialità. Ognuno ha gettato la maschera sociale e ha abbattuto i muri e le resistenze culturali decidendo di “donarsi” liberamente agli altri. Per quanto riguarda nello specifico il mestiere dell’attore, sono la cura del dettaglio e la precisione della forma e delle metodologie adottate, ciò che hanno sotteso tutti i diversi laboratori del FLIPT. I principi e l’estrema scrupolosità del lavoro nell’affrontare i diversi personaggi della Commedia dell’Arte all’interno del laboratorio tenuto dal maestro Claudio De Maglio, l’ho ritrovato nel rigore e nella purezza delle forme delle danze giapponesi di Keiin Yoshimura, e in quelle indiane di Parvati Baul accompagnate dal suo canto mistico, nel training del Teatro Potlach, ed infine anche nel lavoro poeticamente strutturato del regista e grande maestro Eugenio Barba. Una forma e una struttura ferrea, pulita e precisa, utilizzata come trampolino per trascendere la struttura stessa e trovare la “vita nell’arte”. (…) Grazie Teatro Potlach. Che gli “anta” facciano eco con gli “ento” e che questa energia la diffonda ogni dove la magica forza del vento. Silvano Vargiu, partecipante al FLIPT 2016, da Lanuesei (Sardegna)

(…) Persone di età diverse, di paesi lontani, di formazioni artistiche varie, hanno l’unico obiettivo di raggiungere il Teatro Potlach, per partecipare al FLIPT (Festival Laboratorio Interculturale di Pratiche Teatrali), e anche per festeggiare i 40 anni di questo teatro. (…) Potlach è una parola dei Nativi Americani che vuol dire scambio. Il Teatro Potlach basa la sua vita sullo scambio. Ce ne ha dato dimostrazione nell’accoglierci non come estranei, ma come vecchi amici che non si vedono da tanto tempo. Ci hanno aperto le porte senza la minima remora, senza alcuna gelosia, senza falsità. Una totale apertura: credo sia la vera essenza del teatro. Nei dodici giorni passati qui, di scambi ce ne sono stati tanti. Scambio di lingue, di sensazioni, di emozioni, scambi profondi di sguardi. (…) Marco Bileddo, partecipante al FLIPT 2016, da Matera (Basilicata)

(…) Partecipando in questo festival intensivo, abbiamo acquisito una visione unica del ruolo della pedagogia nella performance. Attraverso diverse tecniche e pratiche, ogni maestro ha aiutato il nostro piccolo gruppo di artisti internazionali a sperimentare e lavorare con il nostro corpo in modi del tutto nuovi. (…) Holly Gabelmann e Nico Champion, partecipanti al FLIPT 2018, da S. Antonio (Texas - USA)